Keep calm… il mio primo (indimenticabile) Hackathon
Stavo lavorando sui social qualche settimana fa (ma sì, forse cazzeggiavo!) quando è apparso un post sponsorizzato che annunciava un hackathon in programma a Milano. È una di quelle cose dove per un lungo weekend chiudono in un capannone una branca di invasati di tecnologia, che pensano di poter cambiare il mondo con le loro visioni, e per 36–48 ore ininterrotte si scambiano idee e sviluppano mockup o prototipi 3D di chissà quale stramberia (ma la cosa straordinaria è che, prima o poi, con quelle visioni, il mondo cambierà davvero!). Di primo acchito ho pensato: “nooo, sono troppo vecchia per queste cose”. Un pensiero che ogni tanto arriva nella mia testa ma che solitamente se ne va in meno di un battito di ciglia; così è stato anche quella volta.
Mi piacerebbe poter scrivere di aver approfondito la questione, ponderato l’opportunità, considerato tutti gli aspetti che avrei dovuto… ma la realtà è che avevo già inoltrato la domanda di partecipazione prima ancora di terminare la lettura dell’annuncio e capire esattamente cosa avrei dovuto fare.
Ecco cosa è successo da quel momento
Il weekend in questione arriva in un lampo e mi ritrovo un bel sabato mattina nella nebbia mattutina delle 6, pronta a farmi rinchiudere insieme ad un altro centinaio di spiritati, sopravvivendo per circa 36 ore grazie a RedBull, caffè, patatine e gamberi fritti nell’olio di motore di una vecchia Torpedo blu.
Tempo di completare l’iscrizione, ritirare la mia maglietta, firmare un accordo di non divulgazione (che naturalmente ho firmato senza leggere una sola parola di quello che ci fosse scritto!), sorridere alla fotocamera ed eccomi catapultata in un vortice di emozioni così forti da mettere a dura prova anche un robot!
Un brief per presentare le linee guida da seguire nelle nostre proposte, un accenno alla giuria deputata a massacrarci, alcuni consigli pratici e via con la presentazione delle idee… un minuto a testa per raccontare ai ‘colleghi spiritati’ la propria idea sperando che piaccia, raccolga quanti più voti favorevoli possibile e possa prendere vita con il contributo di chi deciderà poi di far parte della squadra.
Presentazioni, commenti, sussurri, caos… caos, sussurri, commenti e votazioni. 10 idee conquistano la via per diventare proposte progettuali, si formano le squadre, si corre ai tavoli, ci si guarda negli occhi e…. e adesso?
Keep calm, abbiamo tempo!
Andiamo con ordine, ci diciamo, riprendiamo l’idea del pitch e via con un bel brainstorming… l’idea si deforma, poi riprende forma, poi si deforma ancora ed eccola lì, in tutto il suo splendore, arriva la proposta progettuale!
Bene, da dove partiamo? Suggerimenti, pareri e consigli… consigli, pareri e suggerimenti. Ci dividiamo i compiti e iniziamo a lavorare. Scende un silenzio tombale per un tempo che non so calcolare, ogni piccolo demonio racchiuso là dentro è fisso sul proprio notebook, phablet, tablet, smartphone o sta smanettando con chip elettronici, sensori, sistemi Gps o spade laser (va bene, queste ultime non c’erano, mi sono un po’ fatta prendere la mano dal racconto!).
“Entro le 19 dovete consegnare i file per la stampa in 3D dei mockup hardware”, ci dicono… panico! Molliamo tutto e facciamo quadrato attorno all’industrial designer del gruppo. Non gli serviremo a un tubo, lo sappiamo, ma non importa, siamo una squadra, siamo lì con lui!
18.50 file salvato e consegnato! Ma chi siamooooo!!!!! Una branca di sgangherati, probabilmente, dato che per guardare il nostro salvatore (l’industrial designer), con gli occhi di un bambino davanti al barattolo della Nutella, abbiamo lasciato fluttuare nell’aria le altre parti del progetto ed è ormai sera!
Keep calm, c’è ancora tutta la notte!
Dimenticato il prototipo che forse dal filo di grafene scelto come materiale per la stampa 3D vedrà la luce verso mezzanotte, ci rimettiamo al lavoro. Dobbiamo lavorare a tutta la componente software ma… caxxo, nel nostro team mancano gli sviluppatori software…. Altro momento di panico! Idee, suggerimenti, commenti…. commenti, suggerimenti, idee. Ci siamo, prepariamo un video-demo disegnando gli screenshots dell’interfaccia grafica dell’applicazione, infondo nel team abbiamo un Ux designer (uno di quelli lì che sanno come rendere semplice e bello usare un oggetto o una tecnologia). Siamo salvi! No, la notte porta consiglio. Il prototipo 3D è pronto ma a noi viene in mente di inserire nel nostro device un circuito Arduino Pro Mini e di sostituire il sistema Gps con un microchip LoRa per consentire l’analisi dei flussi anche in ambienti chiusi dove il Gps non funziona. Ma porca…. Ok, ricominciamo e si fa mattina…
Keep calm, presenteremo per ultimi!
RedBull e caffè a colazione (sta a vedere che la mia malsana abitudine questa volta sembra pure avere un senso!) e via come cricetini impazziti sulle nostre tastiere: dobbiamo pensare alla presentazione, far capire alla giuria qual è stata l’analisi della concorrenza, come abbiamo valutato le potenzialità del progetto, quali ritorni pensiamo possa avere, a chi vogliamo venderla e con quali affabulanti convinzioni, con quale modello di business… E poi dobbiamo preparare al meglio il nostro presentatore, colui che andrà là, nell’arena dei leoni, ad affrontare lo sguardo impietoso della giuria.
“Keep calm, numericamente siamo l’ultimo gruppo, abbiamo tempo!”, diciamo a noi stessi. Nemmeno il tempo di pensarlo che veniamo informati di essere il primo gruppo a dover presentare il proprio progetto.
Ed ecco che ha inizio un nuovo giro di vorticoso valzer di idee, presentazioni, commenti, analisi, domande, risposte, critiche che si susseguono senza sosta; più di un’ora di presentazioni di ragazzi che con tutto il loro entusiasmo si alternano sul palco, qualcuno timoroso, qualcuno più spavaldo ma tutti con un unico grande obiettivo: fare ‘qualcosa di buono’, partendo da un progetto di Smart City pensato per la città di Milano, con le loro idee e la tecnologia. Ed io? Bhé… io dico a me stessa che non sono troppo vecchia per queste cose… posso sempre contare sulla forza dei ragazzi come quelli che ho conosciuto in questo fantastico weekend!
Alle 19.30 di domenica, dopo 36 ore di deliro me ne vo’ (a letto!) con il mio motto di sempre, “fiera, libera e sempre in marcia… a caccia di innovazione”, già proiettata verso una nuova avventura. Cos’altro mi verrà in mente di fare domani?