Centennials: chi sono e cosa vogliono

Nicoletta Boldrini
4 min readJul 21, 2018

Conosciuti anche come Post-Millennials o Plurals, i Centennials rappresentano la Generazione Z spesso identificata come iGen per la naturalezza con la quale i ragazzi utilizzano Internet, le tecnologie digitali (soprattutto touch) ed i social network fin dalla giovanissima età, tanto da essere parte importante del loro percorso di socializzazione e maturità. Sono nati tra la metà degli anni Novanta e il 2010 (rappresentano una popolazione di circa 60 milioni di persone negli Stati Uniti e 2,6 miliardi a livello mondiale) e secondo l’opinione di diversi sociologi hanno reinventato il significato di “essere giovani” nel 21mo secolo.

Chi sono i Centennials: aperti, resilienti e realisti

Sono meno idealisti e molto più pragmatici delle generazioni precedenti, persino dei loro vicini “quasi coetanei” Millennials [termine coniato dai due saggisti americani William Strauss e Neil Howe che da doversi anni studiano le evoluzioni generazionali — nda] tant’è che le “parole chiave” che identificano i Centennials sono:

L’apertura dei Centennials

I Centennials s non temono la diversità, non hanno paura di essere e apparire differenti l’uno dall’altro (contrariamente alle generazioni precedenti che tendevano invece ad “omologarsi” per potersi sentire parte di un gruppo, della società), sono aperti al cambiamento, consapevoli delle difficoltà che dovranno affrontare per emergere (come persone e come professionisti nel mondo del lavoro).

Secondo alcuni studi della Frank N. Magid Associates [società americana che studia e applica le scienze umane — psicologia e studio dei comportamenti umani — applicati al business, nda] questa generazione di ragazzi è molto più aperta nei confronti delle diversità etniche rispetto ai loro “antenati” e sono disposti, in modo del tutto naturale, ad includere nelle proprie “cerchie sociali” persone di qualsiasi cultura e provenienza. Atteggiamento che si estende anche ai comportamenti e alle abitudini sessuali: i Centellians sono i primi a vivere in una società dove c’è la legalizzazione dei matrimoni gay e ad approvare questa parità di diritti senza riserve e pregiudizi.

La resilienza dei Centennials

Sempre secondo gli studi della Frank N. Magid Associates, i Centennials rappresentano la prima generazione che dice “stop” al sogno americano, nel senso che trova inverosimile che possa “stare in piedi” una simile credenza.

I Centennials sono invece più propensi ad affermarsi nel mondo del lavoro seguendo le loro passioni. Avendo vissuto fin da bambini le conseguenze e gli effetti della recessione economica (nonché i sentimenti di paura e scoraggiamento di fronte alla perdita di lavoro), questi ragazzi — scrive il noto professore/ricercatore di psicologia della Clark University in Worcester, Jeffrey Jensen Arnett — desiderano trovare un’occupazione che rispecchi la loro identità e in questa “ricerca” sono propensi al cambiamento, cioè a provare una serie di lavori, attività, progetti piuttosto che rimanere ancorati ad un lavoro insoddisfacente, anche se stabile.

Il realismo dei Centennials

Il realismo dei Centennials ha anche una connotazione meno rosea: secondo una ricerca condotta da Ameritrade negli Stati Uniti (una indagine partita nel 2013 che prosegue con periodicità trimestrale) il 36% dei ragazzi tra i 14 ed i 23 anni “nutre serie preoccupazioni riguardo all’istruzione superiore che pensa di non potersi permettere”. Questo perché, spiegano gli analisti, i Centennials si trovano nel bel mezzo di un’epoca storica in cui il divario di reddito della classe media si fa sempre più aspro innescando meccanismi di insoddisfazione e stress nella popolazione.

Il rovescio della medaglia, positivo, è che secondo molto analisti e sociologi la Generazione Z sarà più pragmatica rispetto agli aspetti monetari ed economici ed anche più intraprendente.

Centennials: cosa vuole la iGeneration (iGen)

La iGen vede la tecnologia non come un “oggetto consumer” ma come una via che semplifica comunicazione, education (intesa come formazione, informazione, collaborazione) ed intrattenimento.

È la prima generazione di persone ad utilizzare Internet, le tecnologie touch, soluzioni e servizi digitali, social media e network fin dall’infanzia. Secondo un’indagine di Lookout già nel 2015 il 77% dei ragazzi tra i 12 ed i 17 anni possedeva uno smartphone connesso ad Internet; è inevitabile che questo ne influenzi studio, apprendimento, comportamento sociale.

Secondo la giornalista di Forbes, J. Maureen Henderson, “quando questa generazione entrerà a far parte del mondo del lavoro, la tecnologia rappresenterà l’aspetto predominante in tutti i percorsi di carriera”.

Per la iGen “Facebook è roba da vecchi”

Sebbene i Centennials siano molto più propensi a condividere informazioni personali online rispetto alle generazioni precedenti, sono in realtà anche più “accorti” sui temi della privacy preferendo di gran lunga le applicazioni di messaggistica privata (come WhatsApp e Kik) e social network come Twitter, Instagram e Snap (soprattutto perché meno utilizzati dai genitori).

Per la iGen velocità e affidabilità sono le due caratteristiche imprescindibili che deve avere un social network, motivo per cui Snap ha avuto una crescita esponenziale così impattante da “costringere” Facebook a “correre ai ripari” acquisendo e rilanciando Instagram. I Centennials sono infatti ragazzi che preferiscono di gran lunga applicazioni come Snap, Vine, Instagram con un ampio utilizzo di emojiis e che utilizzano Internet ed i social network prevalentemente per comunicare ed interagire con i propri coetanei e per informarsi.

Identità unica: non esiste distinzione tra offline ed online

Stando ai più recenti studi di ScienceDirect condotti da diversi psicologi, sociologi e analisti, le tecnologie mobile, i social media ed Internet rappresentano “le basi sociali” dei Centennials perché diventano gli elementi sui cui basano le proprie capacità relazionali che poi trasferiscono nella vita “fisica”. Per loro non esiste distinzione tra vita reale e vita digitale, l’identità è unica: la iGen spende la maggior parte del proprio tempo online comunicando privatamente con persone con cui interagisce regolarmente anche nella vita “offline”, motivo per cui è anche una generazione poco propensa ai “filtri” cioè all’utilizzo di strumenti per il “ritocco” che possono offuscare o modificare l’identità di una persona (che come dicevo per loro è unica, non c’è distinzione tra offline ed online).

Originally published at https://nicolettaboldrini.it on July 21, 2018

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Nicoletta Boldrini

Independent Journalist, tech popularizer, author & speaker | Double soul: tech & humanist | Design Thinking Facilitator | Futures Literacy&Foresight Facilitator